TRADUCI IN

 

ASPARAGI E UOVA ALLA BASSANESE

 

 

 

Una leggenda racconta che Sant’Antonio da Padova, arrivato dall’Africa, mandato da Francesco d’Assisi sulle orme di Ezzelino, abbia addolcito gli appetiti del Tiranno Ezzelino gettando il seme di una asparagiaia. Nel 1534 in una nota spese della Repubblica Veneta relativa ad un banchetto, è indicata la spesa che il Doge Andrea Gritti sostenne per l’acquisto nel bassanese di sparasi mazi. Durante il concilio di Trento (1545-1563) i padri conciliari, che con il numeroso seguito sostavano a Bassano, trovavano tra i prodotti locali anche “i sparasi”. In un famoso dipinto del pittore veneziano Giovanbattista Piazzetta (1682-1754) “La Cena di Emmaus” è ben visibile il piatto di asparagi preparato secondo la tradizionale ricetta bassanese “sparasi, e ovi, sale e pevare, oio e aseo” (asparagi e uova, sale e pepe, olio e aceto). Ancor oggi, nella tradizione popolare il consumo di asparagi rimane legato al periodo primaverile ed alla Pasqua: un noto detto locale ricorda che “quando a Bassan vien primavera se verze la ca’ e la sparasera” per la tradizionale “sparasada” che segue la festa.