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ARTE E CULTURA IN VALBRENTA

 

Contrade dalle origini antiche, case rustiche ornate da nicchie affrescate, pievi e oratori di preziosa fattura: sono questi gli aspetti caratteristici che possono testimoniare l’illustre passato della valle del Brenta, la cui coscienza, viva nella nostra gente, l’ha resa gelosa custode della propria identità culturale.
Ad iniziare da Campese, il cui monastero ha tenuto a battesimo l’intera vita civile e religiosa di buona parte del Canal di Brenta, un po’ in tutte le contrade possiamo trovare testimonianze eloquenti del lento ma incessante sviluppo civile, ecclesiale, culturale e morale che nel corso dei secoli ha contraddistinto queste comunità.


Essendo gran parte della produzione artistica dei secoli passati rivolta a tematiche religiose, l’arte "maggiore" non poteva non trovare la sua sede privilegiata nelle chiese. Nei paesi o nelle contrade del Canale di Brenta, nessun altro monumento o edificio, pubblico o privato, civile o religioso, impressiona maggiormente l’ospite o il turista di passaggio quanto le chiese e gli oratori. La loro stessa collocazione, al centro del paese o in posizione dominante, testimoniano la volontà delle diverse piccole comunità di porre l’edificio religioso nel cuore delle singole realtà locali. In questi manufatti non sono poi trascurabili l’imponenza della mole o la nobile armonia delle linee architettoniche, segni evidenti della raffinatezza della nostra gente anche nei secoli passati.
Gli artisti, pittori e scultori, che le decorarono, in genere non sono originari del Canale, ma provengono da fuori: da Bassano alcuni, molti da province anche lontane. La manovalanza per la costruzione degli edifici religiosi è però quasi tutta locale: la chiesa viene infatti sentita come un bene esclusivo della comunità. L’apporto più significativo di un fiorentissimo artigianato locale va riferito in particolare a scultori e scalpellini di Pove e di Solagna. E non manca pure qualche pittore, rimasto però illustre sconosciuto in confronto ad altri nomi di grande fama.


Custodite nelle chiese più antiche, molte sono le opere databili intorno al Cinquecento - Seicento. Fortemente rappresentata, con numerose e pregevoli pale d’altare, è la scuola Dapontiana (non possiamo dimenticare che la madre di Jacopo Da Ponte era una certa Menon, di origine solagnese). Ma non mancano altre scuole, ad esempio quella veneta (con opere del Vivarini a Primolano) e quella toscana (a Valstagna una tela del sec. XVII con l’Apparizione a Tommaso).
Gli altari marmorei furono eseguiti dagli abili e richiestissimi scalpellini di Pove e Solagna, tra i quali si distinsero i fratelli Cavallini di Pove. Alcuni altari sono in legno scolpito, come quello della chiesa di S. Nazario, recentemente restaurato.
Sempre in legno, le quattrocentesche statue di santi a Campolongo, i crocefissi a Solagna, Valstagna, Pove e Campolongo, le Madonne di Cismon e Valstagna.
Alcuni frescanti, provenienti dall’area feltrina, dipinsero molte delle volte delle nostre chiese con scene riproducenti la gloria di Cristo, il giudizio finale e il tema dell’Apocalisse di S. Giovanni, il martirio di santi ed altre scene bibliche.